Tecnologia, velocità e dinamismo: in arte come nell’organizzazione
Ciò che ci attrae della trasformazione digitale è senz’altro la capacità di andare oltre le facoltà di rilevamento dei dati che il lavoro manuale consente, ma non di meno ci attrae la velocità con la quale ogni elemento può essere rilevato, tracciato e rielaborato.
Può essere naturale osservare che la velocità acquista ulteriore fascino anche per la fluidità di cui veste le singole operazioni che si svolgono. Fluidità e armonia, per meglio dire, sono le impressioni che percepiamo grazie alla possibilità di visualizzazione – quasi magica – per esempio di un dato, per il cui rilevamento nulla abbiamo fatto né ci è stato richiesto di fare fisicamente.
Nella fusione plastica di dato ed esperienza, questo ci conduce a ricordare la visione delle forme futuriste del celebre artista Umberto Boccioni. Così come il movimento futurista si sforzava di rappresentare la velocità e la forza del dinamismo nell’arte[1], altrettanto potrebbe dirsi per le organizzazioni d’impresa, che lavorano ai nostri giorni per imprimere alla propria attività (movimento) una velocità che è anche la forza dinamica di presenza sul mercato.
Se tutto muta e si trasforma sotto la luce e in velocità, si rischia tuttavia di non poter trattenere nulla. Oggi la tecnologia ci benedice, invece, permettendo non solo di conoscere più puntualmente e capire ciò che è in continuo divenire, ma anche di trattenere l’attimo e plasmare meglio ogni nuova forma.
Molti sono gli interrogativi, tuttavia, che ci rendono restii di fronte a questo nuovo paradigma: dobbiamo essere tutti esperti di informatica e programmazione? Dobbiamo imparare nuovi linguaggi? E che ne è delle competenze operative delle persone? Come si può dire che le imprese acquistano velocità tenendo conto solo della tecnologia?… e che fine fa l’Uomo?
Il miglior modo per essere fluidi e dinamici non è scritto in un’unica ricetta, ma è quasi certo che non sarà una ricetta solo “manuale”: all’uomo il compito di conoscere le possibilità dei mezzi e degli strumenti più innovativi, di definire obiettivi, principi etici, strategici e operativi cui attenersi. Alla tecnologia e alle sue sempre più avanzate soglie di capacità il compito di eseguire, più rapidamente, precisamente e affidabilmente, rilevamenti ed elaborazioni che costituiscono in pratica la parte di lavoro da integrare con il valore aggiunto del pensiero umano.
Questo significa intercettare il bisogno e implementare le soluzioni con prontezza e flessibilità, come siamo abituati a fare, con la differenza che la progettualità e la programmazione delle misure da implementare devono tener conto di soluzioni tecnologiche. In pratica una roadmap, che permetta di orientarsi concretamente nella giungla delle innovazioni possibili scegliendo opzioni semplici, replicabili e modulari.
È con questo spirito che JMAC si appresta a proporre insieme a CUOA Business School uno speciale percorso di guida formativa, pensato per fornire le chiavi logiche/metodologiche per scegliere, dosare e finalizzare le soluzioni disponibili, all’insegna di una ricerca efficace per ciascuno del movimento più “veloce, fluido ed armonioso” per il proprio futuro.
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[1] Sull’opera (consultazione del 22.01.2019)