Un esempio dalla storia di una delle aziende più studiate per il suo successo
Se vale il detto Historia magistra vitae, non è sprecato conoscere e lasciarsi ispirare dalla vita e dalle esperienze che hanno determinato il successo (o l’insuccesso) non solo di aziende, ma prima ancora degli uomini e delle donne che le hanno create. Quale seme ha prodotto la feconda esperienza di costoro? Chi ispirò ad esempio personaggi come Sakichi Toyoda?
Fu proprio Sakichi Toyoda – uno dei personaggi di cui i testi di management più hanno ripreso il nome – a testimoniare quanto la visione e lo spirito dell’Uomo siano potenti e permettano di lascare il segno nella storia di una nazione, o del mondo.
Il fondatore del Gruppo Toyota nacque nel 1867 nel villaggio dell’odierna prefettura di Shizuoka, da famiglia modesta. Mentre in Europa avvenivano grandi sconvolgimenti all’insegna dell’indipendentismo e la rivoluzione industriale stava cambiando definitivamente la società e il lavoro, anche in Giappone erano gli anni della Restaurazione del potere imperiale, e della costituzione di un nuovo governo aperto alla relazione con il mondo esterno: il governo Meiji.
La nascita di Sakichi Toyoda (1867 -1930), primogenito di quattro fratelli (due maschi e una femmina oltre lui), lo aveva apparentemente destinato al lavoro dei campi o di falegnameria, ma il padre carpentiere si impegnò molto per dare al figlio ulteriori possibilità. Pur non disponendo di grandi risorse economiche, riuscì a farlo accogliere infatti presso la scuola dei monaci (Terakoya), che Sakichi frequentò conseguendo la licenza elementare, per poi imparare il mestiere di carpentiere sulle orme del padre.
Non passò molto, però, che Sakichi avvertì il richiamo dello spirito di apertura e di ardore per la conoscenza che durante tutta la sua epoca aleggiò in tutto il Paese alimentando autentico interesse per uomini e opere di provenienza straniera – un periodo di decisa modernizzazione dopo l’autarchia dello shogunato Tokugawa. La chiusura aveva mantenuto il governo solido in sé, ma al contempo lo aveva costretto all’arretratezza rispetto al progresso avvenuto altrove per la scienza e la tecnica, il pensiero di organizzazione sociale, della medicina e la contaminazione del sapere in generale.
Iniziò a nutrire grandi ambizioni. In particolare, fu fortemente stimolato dalla lettura di un saggio scritto in inglese dallo scrittore Samuel Smiles e tradotto come Saigoku-Risshi-hen (Storie d’Occidente di determinazione del proprio scopo di vita). Il testo era già divenuto un successo editoriale in tutto il Regno britannico sin dal momento della sua pubblicazione, nel 1871, con il titolo di “Self-Help”. Nato come diario del viaggio che aveva condotto il giovante Smiles addirittura in Australia, il libro non trovò subito accoglienza presso gli editori e nel 1859 l’autore dapprima lo auto-pubblicò trattenendo a sé tutti i diritti. Il libro venne tradotto in giapponese da tale Masanao Nakamura – uno studente cresciuto presso lo shogunato e curioso di tutto ciò che non aveva fatto parte di quel sistema di governo, al pari di quanto lo aveva mantenuto saldo per quasi tre secoli di storia nazionale. Dopo aver venduto 20.000 copie entro un anno dalla sua pubblicazione, alla morte di Smiles (1904) lo scritto aveva venduto 250mila copie ed entro la fine del periodo Meiji (1912) si superò il milione di copie. Il grande numero di lettori confermava il forte bisogno di trovare motivazione e contribuire alla società, credendo in progetti che superavano i propri confini in tutti i sensi.
Leggendo questo testo a migliaia di miglia di distanza, Toyoda fu colpito da quanto vi si riportava, e in particolare si sentì toccato dalla considerazione: pur non avendo a disposizione ingenti risorse economiche o una solida istruzione, è possibile contribuire allo sviluppo della società mediante le invenzioni. Da allora cominciò ad adoperarsi senza tregua per il miglioramento della funzionalità di ogni cosa, riuscendo a conseguire ben 40 diritti di brevetto per numerose invenzioni, tra cui il telaio manuale in legno, il telaio automatico (tipo G), nonché 5 modelli di utilità e 62 brevetti stranieri. Fondò la Toyota Boshoku Corporation, la Toyoda Spinning and Weaving Works e la Toyoda Automatic Loom Works, maturando successo anche come imprenditore e gettando le basi di quello che oggi è conosciuto come il Gruppo Toyota.
Sul successo più recente di questo colosso rimandiamo alla eterogenea gamma di fonti disponibili e letteratura nota, ma ci fa piacere offrire questo spunto forse inedito in italiano, perché tuttora fortemente incoraggiante: come il buon seme, nel terreno giusto un’ispirazione positiva può fare davvero miracoli!
La redazione,
JMAC Europe
Fonte: 「トヨタが言わない豊田生産システムの本質 (4)」(Ciò che Toyota non dice dell’essenza del sistema di produzione Toyota (4)) in JMA Management Review, nr.11/2015, pp 22-23